Il dibattito sul referendum sulla variante di Piano regolatore concernente Piazza del Ponte induce la maggior parte delle/i comuni cittadine/i a porsi la domanda: dobbiamo/vogliamo creare una piazza o no ?
Sennonché il tema non si pone in questi termini.
Innanzitutto il Municipio ha già dimostrato di voler realizzare una piazza sull’intero sedime: conseguendo la licenza edilizia per la demolizione dell’edificio ex Jelmoli; chiedendo al Consiglio comunale un credito per abbatterlo e per lanciare un apposito concorso per la sistemazione e l’arredo dell’intera area; e comprovando così, con fatti concreti, che non ha intenzione di realizzare il nuovo edificio ammesso dalla variante di PR, previsto solo per l’ipotesi in cui – e la decisione potrà nuovamente essere sottoposta al giudizio della popolazione – si manifesteranno in futuro esigenze pubbliche fondamentali.
Ma anche indipendentemente da ciò, va considerato che l’attuale piazza – ovvero senza considerare la pianta dell’edificio ex Jelmoli (e computando anche la superficie posta sotto la Casa parrocchiale) – ha oggi una superficie di quasi 1’600 mq; senza tale edificio, l’area misurerebbe poco più di 2’000 mq; con il nuovo edificio previsto dalla variante di PR, ca. 1’750 mq; con i vincoli di portico previsti, la superficie calpestabile sarebbe di quasi 1’900 mq.
Il nuovo edificio, se anche sarà costruito, sottrarrebbe quindi alla piazza ca. 150 mq su oltre 2’000 !
Teniamo inoltre anche conto che storicamente, prima della demolizione dell’antica Chiesa parrocchiale, nel 1875, dove ora vi è Piazza del Ponte, non c’era nessuna piazza; che l’originaria Piazza del Ponte era allora situata dove oggi corre la strada cantonale, e misurava ca. 5/600 mq; e che dopo la demolizione dell’antica chiesa lo slargo dinanzi agli stabili “Soldini” (prima della loro demolizione, nel 1958) misurava ca. 700 mq.
Per un complesso, quindi, di molto inferiore anche all’attuale Piazza del Ponte.
Da ultimo: rispetto al passato, oggi disponiamo di una piazza nel nuovo Piazzale alla Valle.
Ma la riflessione di fondo è ancora un’altra: una piazza non diventa “polo di aggregazione e animazione socio-culturale” (come propugna il comitato referendario) in funzione della sua grandezza (Piazzale alla Valle docet), bensì per la sua animazione, frequentazione e cornice di edifici.
Un ultimo rilievo, infine, su quello che il comitato referendario definisce “edificio invasivo e incongruente”, frutto di “un atteggiamento distorto ed aberrante tipico della pianificazione urbanistica risalente agli anni ’60-’70 del Novento”; per dire che l’impostazione della variante scaturisce da un concorso al quale hanno partecipato non solo affermati progettisti confederati ed esteri, ma pure professionisti “locali” (Michele Arnaboldi, Luigia Carloni-Cairoli), riconosciuti anche per la loro particolare sensibilità per i nostri valori storico-culturali-urbanistici; che tutti avevano proposto di completare la piazza con un edificio; con l’avallo di una giuria di esperti del settore, e degli stessi rappresentanti dei promotori della nota originaria petizione popolare.
Votiamo, quindi, si a una variante rispettosa del nostro nucleo e delle esigenze del presente, e aperta a quelle del futuro.
Marzio Zappa, Besazio, PPD-GG